martedì 7 giugno 2011

AMMINISTRATIVE 2011 – Sta per arrivare il “tempo dell’indignazione” ?

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I risultati delle amministrative indicano una significativa sconfitta per Berlusconi e la destra italiana, che accelera una crisi cominciata ormai quasi un anno fa e che renderà sempre più difficile la permanenza del governo, che in ogni caso non potrà più mantenere l’equilibrio attuale.
È una sconfitta prima di tutto per Silvio Berlusconi, per le sue strategie comunicative, per la sua attuale incapacità di rimanere in sintonia con la società italiana e persino con il suo elettorato, che comincia ad abbandonarlo soprattutto nelle grandi città. Una sconfitta che mette a nudo gli scontri interni al PdL e con l’alleato leghista, anch’esso in gran parte punito da questo voto (un risultato al disotto delle previsioni, inferiore a quello delle europee di un anno fa e con la sconfitta in tante città lombarda da sempre feudi leghisti).
Il centrosinistra si riaffaccia così come possibile “alternativa elettorale” alla destra con il PD che riesce a riguadagnare parte di voti e credibilità, malgrado debba incassare la sconfitta della sua strategia a Napoli.
La vittoria di Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli mostrano con chiarezza che almeno una parte del “popolo di sinistra” ha scelto di tornare a votare e di farlo con maggiore partecipazione e speranza quando candidati e/o coalizioni rappresentano in qualche modo una novità ai soliti schemi del centrosinistra.
Queste settimane di campagna elettorale non hanno probabilmente rappresentato il segno che “il vento è cambiato”, ma hanno riacceso la speranza nella possibilità di battere Berlusconi e la destra. A Milano si vive un senso di “liberazione” per aver mandato a casa Moratti-DeCorato; a Napoli la parte migliore della città ha scelto di evitare di consegnare il governo ad una destra pericolosa, sconfiggendo anche la tendenza continuista del PD bassoliniano.
Queste elezioni inviano quindi un messaggio interessante: c'è una voglia di cambiamento, di liberarsi di una fase soffocante delle vicende politiche italiane. Sembra affermarsi in tutta l‘area mediterranea il “tempo dell'indignazione” che sembra scandire una nuova fase politica.
Grandi speranze popolari vengono alimentate: in alcune situazioni, vedi il Nordafrica, trovano la forma della rivoluzione come espressione concreta del loro agire, in altre, come in Spagna ed in Grecia, si mettono in moto per esigere un futuro, in altre ancora, come l'Italia, utilizzano anche lo strumento elettorale per cercare di cambiare pagina.
Questa situazione sembra offrire nuove chances e nuove possibilità all'agire politico. Va cercato e trovato lo spazio per una nuova partecipazione democratica, utile ad elaborare idee e progetti per un futuro diverso dall’attuale.
Il quadro politico sta già pensando a come organizzarsi per il dopo-Berlusconi. Il Pd sta già cercando di costruire la “grande alleanza” aperta al terzo polo e questo suo tentativo costituisce un evidente freno a questa nuova spinta. Appare ancor più evidente in questo contesto la mancanza di una Sinistra capace di interpretare la situazione non solo in termini elettorali ma soprattutto come fenomeni di carattere sociale sviluppatisi dentro la crisi economico-finanziaria di questi anni. È quindi è chiaro che servirebbe una nuova e diversa Sinistra.
Per questo è necessario lavorare per una mobilitazione politica e sociale che metta all’angolo Berlusconi e la destra. Il primissimo banco di prova è offerto dai Referendum del 12 e 13 giugno per i quali bisogna impegnarsi per affermare la vittoria dei SI.

1 commento:

  1. Va bene per i risultati ottenuti ma la "voglia di cambiamento" vive prevalentemente su indignazione "morale"; bisogna rimettere al centro le questioni sociali e la difesa del lavoro per avviare un reale processo di cambiamento.
    Il vero problema sta nel ricostruire una Sinistra anticapitalista

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