mercoledì 1 giugno 2011

NO TAV – Sta accadendo adesso !

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No Tav. La lunga attesa
Una lunga attesa. Tante notti ad aspettare l'attacco della polizia alla Libera Repubblica della Maddalena, tante notti con un occhio aperto e uno chiuso. Con la paura che prende ed accelera il cuore, qualcuno con il timore per i propri figli adolescenti spensierati e giocosi tra una barricata e una partita a carte. Altri pensano all'età non più verde e agli acciacchi, altri ancora con negli occhi il gusto della sfida con i potenti che vogliono rubare e devastare. Tutti decisi a resistere. A piè fermo. Bugianen.
Tutti consapevoli dell'importanza di non cedere un centimetro agli invasori, ben sapendo che la lotta sarà lunga e si misurerà alla distanza: tenere la Maddalena non è facile per nessuno.
Giorno dopo giorno, la comunità resistente, memore di Venaus, si è raccolta nei boschi e lungo la strada: brevi assemblee e lunghe giornate di lavoro, perché tutto fosse a posto, la barricata come la cucina da campo, il cartello informativo come il comunicato stampa.
Barricate mobili e fandonie della stampa Dal 24 al 30 maggio. La Libera Repubblica della Maddalena è nei boschi della Val Clarea. Il punto di incontro è la casetta in muratura costruita nell'area destinata al cantiere TAV. La casetta, tirata su da muratori No Tav tra l'autunno e l'inverno, sorge su uno dei terreni comperati dai No Tav con la campagna "acquista un posto in prima fila". La Libera Repubblica della Maddalena sta affondando radici solide nella terra che gli uomini dello Stato vogliono devastare.
Intorno al presidio Clarea di ora in ora si moltiplicano le tende, il via vai è continuo. C'è chi porta da mangiare, chi da bere, chi lavora per rinforzare le difese. Tanta gente. Giovani, meno giovani ed anziani. Gente diversa per storia, percorsi politici e sociali, modo di vestire e di parlare. Al Clarea si mescolano le tante differenze che sono la ricchezza di un movimento, che al momento giusto non ha né padri né padrini, un movimento che cammina sulle proprie gambe.
I ragazzi saltano qua e là, gustando il sapore di avventura, tra la casa sull'albero e il pilone votivo - abusivo come tutto qui - tirato su lungo il sentiero.
Dopo il fallito attacco delle forze del (dis)ordine statale della notte tra domenica 22 e lunedì 23 maggio la stampa si è scatenata. Ogni pretesto era buono. I sassi lanciati in un'autostrada deserta, perché chiusa da ore dalle forze del disordine, si sono moltiplicati di ora in ora. Prima erano 200 poi sono diventati 700. I giornali hanno descritto la notte di resistenza alla Maddalena come "attacco ad operai, automobilisti e polizia". Nessuno ha notato l'incongruenza di sassi che non hanno colpito nessuno, che non hanno fatto male a nessuno.
Il Segretario della CISL Bonanni, ha annunciato una manifestazione in difesa degli operai contro i facinorosi. Gli altri sindacati di stato, pur tutti schierati con la lobby del Tav, si sono mostrati più prudenti: sanno bene che le gite in Val Susa non portano troppa fortuna. Ne sanno qualcosa i tanti politici piemontesi che negli anni hanno provato a fare comparsate e all'ultimo hanno preferito dare forfait.
Bonanni e i suoi non si sono mai preoccupati degli operai che hanno costruito le gallerie Tav nel Mugello: un morto per ciascuno degli 83 chilometri di tunnel della Bologna Firenze.
Da che parte stanno lo sanno tutti. La mossa di mandare avanti i mezzi delle ditte Martina e Italcoge si fa più chiara: la speranza è dividere il movimento, opponendo gli interessi di una zona schiacciata dalla crisi a quelli di chi difende il territorio.
Un gioco sporco. Sporchissimo. Negli ultimi vent'anni i tagli nelle ferrovie hanno tranciato via 95.000 posti di lavoro.
Gli incidenti, le carrozze spaccate e sporche, le linee soppresse sono lo specchio di scelte che privilegiano il trasporto di lusso a quello per chi lavora e studia.
La tutela dell'ambiente, la sanità, la scuola potrebbero impiegare molta più gente del Tav. Poco importa: le menzogne, passando di bocca in bocca, di giornale in giornale possono diventare verità di fede.
Fortuna che sempre più gente decide di aprire occhi e orecchie.

"Oggi come allora in montagna non ci sono professionisti della politica, né agitatori di professione, né persone addestrate alla guerriglia. Oggi come allora ci sono gli anarchici e i comunisti, i cattolici e gli atei, ma soprattutto c'è tanta gente che non vuole piegare la testa. La libertà non ha prezzo"

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