lunedì 10 ottobre 2011

CARTIERE PIGNA FUORI DA CONFINDUSTRIA – Nessuna regola per lorsignori !

>
Dopo la Fiat, usciranno da Confindustria anche le Cartiere Paolo Pigna Spa. Lo ha annunciato Giorgio Jannone, presidente e amministratore delegato dell'azienda, deputato del Pdl.
Un colpo di testa dell’onorevole forse incantato dallo spregiudicato agire di Marchionne diventato modello per tanti imprenditori oppure una scelta “fedele alla linea” nel suo ruolo di deputato barricato sino alla fine intorno al suo capo ?
Probabilmente entrambe le cose. Ma ancor di più prevale nella scelta operata la condivisione delle proposte che vengono da “molto più in alto”: le indicazione che provengono ancora dalla coppia Draghi-Trichet sulla questione della produttività del sistema Italia.
Hanno affermato che il contratto nazionale di lavoro è un arnese consunto, da abbandonare in favore di più duttili contratti di impresa, così da “ritagliare” i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende. Via perciò l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori con l’abolizione della “giusta causa”, esito salvifico che rinvigorirebbe, secondo la Bce, le opportunità competitive della nostra debole economia.
Parole, queste, che hanno riempito di gioia molti imprenditori nostrani che subito hanno cercato di cogliere la grande occasione. Non solo Marchionne che la propria linea costituente di nuovi rapporti sociali l’aveva già praticata sul campo, senza attendere imboccate, facendo piazza pulita nelle proprie aziende, di tutti gli accordi sindacali stipulati dal ’45 sino ad oggi. Ma tutta la marmaglia pseudoimprenditoriale che crede di poter guadagnare punti nella competizione internazionale, o semplicemente di tirare a campare, sostituendo ricerca, investimenti e rischio industriale e stringendo il cappio al collo dei propri dipendenti. La fuga da Confindustria (proprio mentre questa sottoscrive con i sindacati concertativi intese che consentono deroghe ai contratti nazionali di lavoro) rende evidente la tentazione di molte imprese di sganciarsi da un intero dispositivo di regole, negoziali e di legge, in modo da eludere del tutto le proprie responsabilità di imprenditori nei confronti dei lavoratori.
Le classi dominanti del nostro Paese, in sintonia con le scelte della massima autorità monetaria europea e della Ue, stanno imboccando la strada di una violenta sterzata reazionaria, fatalmente destinata ad unire al drammatico impoverimento sociale un colpo letale alla democrazia e ad archiviare, insieme al sistema di protezione sociale, l’intero impianto della Costituzione.
C’è, in definitiva, un intero blocco finanziario, industriale e politico che sta smontando, pezzo dopo pezzo, le conquiste sociali e civili maturate nella parte migliore della storia repubblicana. Al punto che persino la Confindustria pare un limite insopportabile per chi insegue la totale libertà d’impresa. La Bce appone il proprio suggello a questa carica demolitrice.
Dobbiamo forse ricordare, anche a sinistra, l’art. 1 della nostra Costituzione ?
Una ragione in più per essere a Roma il 15 ottobre.

Nessun commento:

Posta un commento