
Il tratto caratterizzante la situazione del nostro Paese in questa fase è il divorzio tra comunicazione e informazione, divorzio che dà vita a una società fondata sul primato della prima e sulla scomparsa della seconda. Non è un paradosso. Mai come oggi siamo bersagliati da notizie. Il mondo sembra diventato il cortile di casa. Ma la lente per vedere le notizie e il mondo (la comunicazione, appunto) è sempre più monocromatica. Ciò riguarda le vicende della politica quotidiana (i telegiornali…), ma prima ancora, e più in profondità, la descrizione (e, conseguentemente, la percezione) dei fenomeni sociali. Così la rappresentazione della mafia come fatto folkloristico o come fenomeno arcaico, popolato di boss sanguinari e violenti che coltivano rapporti solo con schegge deviate del potere e delle istituzioni può ben essere oggetto di una comunicazione martellante (magari veicolata da una fioritura di fiction televisive). Al contrario, l’analisi del carattere strutturale del rapporto tra mafia e potere è tollerabile solo se confinata in pubblicazioni specialistiche che non raggiungono il grande pubblico. Se questa marginalità si spezza il giocattolo comunicativo si rompe. Di qui la necessità di interventi correttivi e censori ad evitare che la rappresentazione mediatica addomesticata e autoassolutoria della mafia crolli.
di Livio Pepino
Terzo Incontro
Venerdì 28 gennaio - ore 20.45
Sala Civica Centro Sociale Polivalente
Torre Boldone (BG)
INFORMAZIONE-CONTRO O PAROLE ADDOMESTICATE ?
Intervengono:
DANILO SULIS Presidente Associazione "Rete 100 passi" - Palermo
DANILO DE BIASIO Direttore Radio Popolare - Milano
Coordina Maurizio Rovetta
L'ARGINE RESISTENTE
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