
Dalla relazione di Legambiente “Ecomafia 2010” risulta che aumentano i reati accertati rispetto all’anno precedente: 28.576 contro i 25.776, praticamente più di 3 illeciti l'ora, 78 al giorno. E aumentano anche gli arresti del 43% (316 contro i 221) come pure le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737).
Alle consuete attività criminali come rifiuti (che hanno subito un'impennata di infrazioni accertate passando da 3.911 a 5.217), cemento (in leggero calo da 7.499 a 7.463), racket degli animali, truffe alimentari o agromafia, in Ecomafia 2010 si affianca la grande truffa del calcestruzzo depotenziato con cui si è costruito mettendo a repentaglio la vita dei cittadini, ospedali, scuole e viadotti.
Ma anche illeciti nel settore dei rifiuti elettrici ed elettronici, dell'eolico e quelli professati nella filiera ortofrutticola e sulla costruzione e gestione di centri commerciali con un intero capitolo dedicato ai cosiddetti reati dei colletti bianchi e alle navi dei veleni.
Uno degli altri aspetti messi in evidenza da Ecomafia 2010 è il mutamento subito nella geografia della criminalità ambientale non più relegata solo al Sud d'Italia ma che si è insediata stabilmente anche nel cuore produttivo del Paese.
Da qualche anno c’è un traffico inverso. Non solo sulla direttrice che dalla Lombardia (con aziende che cercano di smaltire illecitamente rifiuti tossici), si collega al Sud Italia, l’Africa o la Cina. Alcune indagini del biennio 2007-2009 hanno riscontrato una enorme quantità di rottami di auto e rifiuti di ferro pericolosi che sono stati raccolti in Campania, pressati e inviati in Lombardia, soprattutto in provincia di Brescia, dove sono stati smaltiti illegalmente nelle discariche o rivenduti ad alcune acciaierie. C’è anche questo, tra le centinaia di casi di bonifiche fasulle, cave riempite con sostanze tossiche, corruzione per lo smaltimento, infiltrazioni della ’ndrangheta nel ciclo dei rifiuti e del cemento raccolti nel rapporto «Ecomafia in Lombardia» di Legambiente.
Soprattutto i reati collegati al “ciclo del cemento” sono dilagati nella nostra Regione. Appalti pubblici truccati, scavi illegali nei fiumi e nelle campagne, bonifiche fasulle. In quest’ambito le infrazioni accertate l’anno scorso sono 254, con 312 denunce e 23 sequestri. L’operazione nel Parco del Ticino, condotta dalla Procura di Busto Arsizio, ha svelato che un giro di società gestiva scavi abusivi in territori intorno a Lonate Pozzolo per la realizzazione della Tav Torino-Milano. Secondo le indagini, dalla cava sequestrata sono stati portati via abusivamente almeno 450 mila metri cubi di sabbia e ghiaia in 2 anni. Nelle buche vuote venivano poi sepolti rifiuti pericolosi, intrecciando i due filoni più redditizi della criminalità ambientale.
Nell’ultimo anno sono stati anche ritirati i certificati antimafia a 17 aziende lombarde nel settore del «movimento terra». Un settore critico, come ha svelato, più di ogni altra indagine, quella contro la cosca Barbaro-Papalia di Buccinasco. Lo smaltimento dei materiali delle demolizioni e gli scavi sono stati definiti «le porte di ingresso delle cosche negli appalti». La tesi dell’accusa nel processo «Cerberus » è che i rifiuti tossici sono stati poi smaltiti nei cantieri dove le imprese della ‘ndrangheta hanno lavorato. In quegli scavi sono stati scaricati eternit, idrocarburi, catrame, gasolio. Sotto i cantieri ferroviari, sotto le strade, le case e in alcuni casi i parchi giochi.
Dentro questo contesto acquista quindi particolare rilievo chi si propone di combattere questo sfacelo di natura ambientale non solo attendendo le dovute risposte giudiziarie a questi reati ma attivando anche politiche urbanistiche rispettose del proprio territorio e dei cittadini che lo abitano.
Di questo se ne parlerà:
Quarto incontro
Venerdì 18 febbraio - ore 20.30
AUDITORIUM CENTRO CULTURALE
RANICA (BG)
AMBIENTE: IL GRANDE MALATO
Ecomafie e l'alternativa dei Comuni virtuosi
Intervengono
SERGIO CANNAVO’ Vicepresidente Legambiente Lombardia
(esperto di ecomafie e gestione illegale del territorio)
DOMENICO FINIGUERRA Sindaco di Cassinetta di Lugagnano
(gestione amministrativa del territorio a consumo zero)
Coordina Alessandra Galizzi
L'ARGINE RESISTENTE
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